Romania che sorpresa!

Mattoni, una vecchia fabbrica. Tende colorate sotto un cielo azzurro, con nuvole sparse. Profumo di arrosto e di birra. Urla di bambini e fumo di sigarette. Bucarest è stato come balbettare: esprimere insicurezza avendo un concetto chiaro in mente. Sembra un posto dimenticato ma in realtà è vivo.

Mi sono messa su un aereo per raggiungere la Romania non perché abbia mai pensato di volerla visitare, mi dispiace, ma non è una di quelle mete che normalmente viene in mente. È stato il trasferimento di un caro amico che mi ha fatto venire voglia di vedere cosa aveva intorno. E il risultato è stato grandioso. A volte non sono i luoghi, ma le persone. Anzi, direi che sono sempre le persone e mai i luoghi.

Vie, voci, accozzaglie. A Bucarest le persone portano jeans e giubbotti di pelle, polo con il colletto alzato e felpe con la zip. Passeggiando per le vie principali nel cuore della notte sono stata investita da L’ombelico del mondo e poi da Vivo per lei. Che comunque non sono propriamente due stili omogenei ma è facile sentirsi a casa.

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